Ciao Laura, da poco hai pubblicato il tuo ultimo libro “L’alba si portò via la notte” edito da La Memoria del Mondo, un libro che si ispira ad una storia vera. Ci dici come è nato?
Ciao Valeria,
così come “Io semino vento”, anche “l’alba si portò via la notte” racconta una storia realmente accaduta perché secondo me la realtà, a volte, è più strana e avventurosa della fantasia. Un giorno, mentre attendevo nella sala d’aspetto del pediatra di mio figlio, ho iniziato casualmente a chiacchierare con la moglie a proposito di un quadro appeso alla parete. Lei ha raccontato che suo marito era nato in Africa, a Mogadiscio. Sono rimasta affascinata ad ascoltarla. L’ho sommersa di domande e poi, quando ne ho parlato anche col dott. Giollo, lui mi ha confessato il desiderio che qualcuno, un giorno, scrivesse la storia di sua mamma Teresa. Mi sono offerta volontaria ed è nato questo libro.
Tu però non sei solo scrittrice, come fai a gestire il tuo essere imprenditrice, scrittrice, moglie e mamma?
La verità è che non lo so! Allora vediamo un po’, proviamo a dividere i ruoli:
imprenditrice: Sono nata in una famiglia che ha sempre vissuto per il lavoro, anche per me è una parte molto importante della vita. Ci siamo sempre dati da fare, cerchiamo di lavorare onestamente e questo, nel paese in cui viviamo, è complicato. Ci occupiamo di articoli tecnici in gomma per diversi settori, da quello dell’auto al dentale, dal medicale al gadgeting e così via. Questo non è un periodo facile per nessuno, nemmeno per noi ma cerchiamo di resistere!
Mamma: ho un bambino che ha appena compiuto sei anni e che si chiama Achille. Cerco di gestirmi i tempi e appena posso lavoro da casa col mio pc, in modo da poter stare più tempo possibile col mio bambino.
Moglie: mio marito lavora a Viareggio e ci vediamo nei fine settimana e per una settimana al mese ha ottenuto il telelavoro, quindi rimane in quel del varesotto qualche giorno in più. Il nostro è un rapporto parecchio virtuale. Se non ci fosse stato Skype, sarebbe stato difficile portarlo avanti per così tanti anni.
Scrittrice: la notte difficilmente dormo. Di notte mi piace scrivere storie. Scrivere mi culla, mi tranquillizza e per me è un ottimo antistress, lo utilizzo come valvola di sfogo che mi aiuta a reggere tutte le cose di cui sopra: un marito lontano, un lavoro complicato e un bambino che ha bisogno anche lui delle attenzioni che gli spettano.
Inoltre gestisci anche il blog Fruttacandita: ce ne parli?
Quando mio marito decise, ormai quattro anni fa, di tornare a lavorare a Viareggio, accettare la sua decisione per me è stata un’impresa difficile.
Decisi allora di aprire un blog, all’inizio su Splinder e poi su Blogspot, all’interno nel quale mi misi a raccontare la nostra storia, dal primo incontro fino al momento della fatidica decisione. Sapevo che lui, da lontano, leggeva le parole che io, ogni notte, scrivevo. È stato un ottimo modo per fargli sapere il mio punto di vista su tante cose. Quando ho finito la storia, è stata una grande soddisfazione e decisi che ne avrei scritta subito un’altra. La mia seconda storia è diventata l’e-book “Io semino vento”. La terza storia invece racconta degli episodi di quando io e i miei amici avevamo quattordici anni; la quarta è “L’alba si portò via la notte” e adesso sto scrivendo insieme ad Achille delle storie per bambini: le avventure dell’agente speciale Biscia Dorata e gli animali del Fosso: io scrivo e lui illustra.
Frutta Candita è il mio microcosmo, un contenitore di storie, persone, vite, risate, amori e disillusioni: è la confusione che regna sovrana nel mio cervello, è un posto dove mi trovo a mio agio e mi fermo ogni tanto a riposare.
Ci racconti una tua giornata tipo? e anche una tua nottata tipo visto i tantissimi impegni che hai 🙂
Rotolo giù dal letto intorno alle otto. Con fatica inenarrabile mi trascino in bagno, mi lavo, mi vesto a occhi chiusi e vado a svegliare Achille, che la mattina dorme più di me.
Scendiamo in cucina e gli preparo la colazione, lo accompagno all’asilo e poi vado in ufficio. Se posso recupero la creatura alle 16, altrimenti la raccatto più tardi dalla baby-sitter Rosalba o da mia mamma. Ceniamo, guardiamo un po’ i cartoni animati di rai yoyo (rigorosamente, senza cambiare MAI canale), poi lo metto a letto e ci leggiamo una storia.
Appena Achille dorme, io prima mi tuffo nella vasca da bagno e ci rimango per una buona mezz’ora, poi accendo il pc e comincio a scrivere fino a notte fonda. Questa è la giornata tipo, poi però capita spesso e volentieri di stare fuori a dormire per lavoro, quindi il menage viene sconvolto di conseguenza.
Il tuo lavoro ti porta a confrontarti anche con molte realtà estere: come vedi il ruolo della donna nel mondo del lavoro in Italia e all’estero?
Questo è un argomento che mi sta molto a cuore. Io e mia sorella abbiamo un ruolo di rilievo in azienda e scontrarsi tutti i giorni con uomini che sono convinti che il nostro posto è a casa a far da mangiare, è fastidioso. Il ruolo della donna, negli anni, è migliorato. Lo vedo nelle altre aziende che mi capita di visitare, parlando nelle fiere con le persone che incontro. Ci sono tante donne che svolgono lavori impegnativi e considerati “maschili”. Siamo ancora tanto indietro rispetto a quello che vorremmo tutte noi, la parità non c’è. Sono sempre stata piuttosto femminista e affermare quanto ho appena dichiarato è un dolore. All’estero… beh, dipende dal paese che si prende in considerazione. Nel nord Europa le donne sono sempre state un bel paio di passi avanti a noi, così come negli Stati Uniti. Noto invece con estremo piacere un’apertura e una voglia di emancipazione tra le donne del paesi mediorientali. Sono molto contenta per loro, auguro loro tanta forza.
In conclusione, l’emancipazione alla quale aneliamo da una vita è un processo lentissimo.
Il tuo essere donna è visto come un limite nel mondo del lavoro soprattutto per te che gestisci responsabilità importanti?
Sotto molti aspetti sì, è visto come un limite. Spesso mi rendo conto che se fossi un uomo verrei trattata diversamente sia dai clienti che dai fornitori. Non è però sempre così: diciamo che ci vuole più tempo per conquistare la stima delle persone che si incontrano. La serietà e la costanza pagano sempre. Sono pochi gli uomini abituati a trattare di questioni di lavoro ad alto livello con una donna. Sono pochi ma ci sono, e si riconoscono al volo. Per tutti gli altri… beh, basta “educarli”
Ma ogni tanto riesci a trovare il tempo di fare shopping?
Prima che questa crisi danneggiasse anche noi, il tempo per fare shopping lo trovavo sempre 😀 Adesso cerco di lavorare di più e il tempo dedicato allo shopping l’ho dimezzato, accidenti a me! Se voglio però dieci minuti per andare a comprarmi un paio di scarpe come dico io li trovo sempre!
Ci consigli 3 libri da leggere questa estate sotto l’ombrellone?
Il primo è “Pensieri lunghi un anno”, di Rosa Gargiulo, il secondo è “E qualcosa rimane” di Nicoletta Bortolotti e l’ultimo è “Wonder” di RJ Palacio. Sono i libri che ho amato di più quest’anno.