Un singolo gene si nasconde dietro la capacita’ delle farfalle di colorare le proprie ali in modo da apparire ai potenziali predatori come appartenenti ad una specie tossica. Lo ha scoperto un nuovo studio condotto da Marcus Kronforst (University of Chicago) pubblicato sulla rivista Nature che smentisce la teoria che attribuisce questo tipo di mimetismo all’azione di un gruppo di geni strettamente correlati in un unico locus di un cromosoma, indicato come “supergene”.
In alcune specie di farfalla, la femmina imita spesso l’ala di una specie tossica, un tratto che offre maggiori possibilita’ di sopravvivenza. La mimetizzazione limitata a un solo sesso e’ stata sinora interpretata come una caratteristica prodotta da un cluster di geni. Dai dati della ricerca e’ emerso che non e’ cosi’: la farfalla mormone (Papilio polytes) gode di questa speciale abilita’ grazie a un solo gene chiamato doublesex, noto per il suo ruolo nella differenziazione sessuale e adesso anche per la sua attivita’ indipendente di regolatore principale dell’estetica delle ali per le femmine.