Il Terzo Settore e le imprese sociali sono il cuore pulsante dell’economia italiana e valgono la cifra record di 64 miliardi di euro
Il Terzo Settore e le imprese sociali sono sempre più importanti per il tessuto economico europeo e, soprattutto, per quello italiano.
A livello europeo infatti le persone che trovano lavoro nelle imprese del Terzo Settore sono all’incirca 14 milioni e mezzo, con l’Italia al primo posto .
Numeri che per l’Italia significano 64 miliardi di euro di giro d’affari annuo che ormai si sono trasformati in un vero e proprio punto di forza di tutto il nostro sistema economico.
Il Rapporto I.T.A.L.I.A. – Geografie del nuovo made in Italy diffuso da Unioncamere, Fondazione Edison, Fondazione Symbola e Aiccon certifica infatti che Terzo Settore e imprese sociali rappresentano oggi il 3,4% del PIL italiano.
Abbiamo già parlato nei giorni scorsi delle idee di John Rifkin sul nuovo modello economico che si sta affermando sulle ceneri del capitalismo e queste dati confermano che le imprese sociali sono ormai una realtà imprescindibile per il nostro paese.
Il record italiano
Analizzando i numeri del rapporto emerge il record dell’Italia con il 9.7% degli occupati nel Terzo Settore sul totale dell’economia. Sui gradini più bassi del podio la Francia con il 9.0% e la Spagna con il 6,7%. La media europea invece è del 6.5%.
Le cooperative ad esempio nel nostro paese sono 71.578 coopeative, cifra che corrisponde al doppio di tutte quelle presenti in Francia, Germania e Regno Unito.
I soggetti attivi nell’economia sociale (associazioni, comitati, fondazioni e cooperative sociali) sono più di 300mila, con la cifra record di 269.353 associazioni (d201.004 non riconosciute, 68.349 riconosciute) per un totale di 681mila addetti, 4,7 milioni di volontari e 271mila lavoratori esterni.
Gli italiani che invece lavorano nell’imprenditoria sociale sono ben 513mila (63% a tempo indeterminato) per 12.570 imprese che hanno un capitale investito superiore agli 8 miliardi di euro.
Made in Italy, il segreto sono le imprese sociali
Dal rapporto emerge un dato molto chiaro: la qualità dello stile di vita noto in tutto il mondo come “Made in Italy” dipende in larga parte da questa nuova economia sociale che, in molti casi, ci garantisce il livello di welfare a cui siamo abituati, sopperendo a tutte le mancanze statali e alle criticità di sistema.
Si tratta di un’economia che si basa sul territorio, sulle relazioni interpersonali e sul legame profondo con la comunità, un vero e proprio tessuto capillarmente diffuso che crea valore per tutta la filiera produttiva.