Intervista a Viviana Borrelli

Intervista a Viviana Borrelli, autrice di Vampire Story: il risveglio del fuoco, romanzo pubblicato da Leucotea.

Intervista a Viviana Borrelli, autrice di Vampire Story: il risveglio del fuoco, primo romanzo di un ciclo di storie di genere Yaoi.

Viviana Borrelli è l’autrice del romanzo Vampire Story: il risveglio del fuoco, pubblicato da Leucotea. Diplomata in scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Milano, specializzata nell’utilizzo di programmi professionali di grafica e illustrazioni, ha lavorato per una galleria d’arte internazionale con sede principale a Milano, fino a che la passione per la scrittura non l’ha coinvolta completamente.

Nella scrittura Viviana ha scelto di dedicarsi al genere Yaoi, nato in Giappone, ma diffuso anche in America ed Europa, e che in Italia per diversi decenni è stato riservato a un pubblico di nicchia. Si tratta di racconti scritti da donne per le donne, e che hanno come protagonisti due o più ragazzi. Il contenuto delle storie riguarda fondamentalmente rapporti di amicizia e d’amore omosessuali tra adolescenti.

L’intervista

  • Se dovessi scegliere di utilizzare soltanto tre aggettivi, quali saprebbero raccontare meglio chi è davvero Viviana Borrelli?

Testarda, molto testarda, testardissima

  • Nel tuo percorso artistico e professionale quante volte ti sei sentita dire “no non si può fare”? Come hai saputo reagire di fronte a questi ostacoli?

Mi è stato detto spesso, sia a parole che con sguardi di sottecchi che però ho notato benissimo. Non so se sia incoscienza o altro, ma ho l’abitudine di andare sempre spedita come un treno. Se la vita mi mette in ginocchio, colgo l’occasione per allacciarmi meglio le scarpe, per poter poi riprendere il mio percorso più spedita.

Provo a fare qualcosa di nuovo, qualcosa che in Italia ancora non c’è a livello professionale. Esistono molte “autrici” che postano online i loro racconti, ma in pochissime pubblicano con un editore serio alle spalle. Io ho avuto la fortuna di aver trovato la casa editrice Leucotea che mi ha dato carta bianca e sto cogliendo la palla al balzo. Se mi fossi arresa anni fa, non avrei mai trovato un editore e non avrei mai pubblicato la mia storia.

  • Puoi dirci qualcosa di più sul genere Yaoi?

Yaoi o Boy’s Love (BL) o M/M, è un genere letterario scritto da donne e rivolto ad un pubblico femminile, in cui i protagonisti sono maschi omosessuali. Negli ultimi anni questo genere ha iniziato a trovare un riscontro positivo anche in Italia. Penso che piaccia perché non coinvolge l’invidia, insita nell’animo femminile, che suscita una protagonista che ha la fortuna di essere corteggiata-amata dal “principe azzurro” di turno.

Nel BL (o Yaoi, o M/M) la lettrice-spettatrice ha ben due ragazzi sui quali fantasticare. Per quanto mi riguarda, mi trovo a mio agio a scrivere di ragazzi perché sento di avere il giusto distacco che mi consente di dare a tutti i personaggi la giusta importanza. Quando provo a descrivere i rapporti tra donna e uomo, ho la sensazione di parteggiare per la figura femminile e non mi piace. Cerco sempre di essere il più imparziale possibile, lasciando ai lettori la scelta dei propri personaggi preferiti.

  • Vampire Story: Il risveglio del fuoco è una storia che parla soprattutto di come sia possibile collaborare anche a fronte di oggettive diversità (caratteriali e fisiche). C’è qualche motivo che ti ha spinta ad approfondire questa tematica oppure ti è venuto spontaneo prendere questa direzione?

Mi è venuto spontaneo parlare di questo tema, visti i tempi che corrono. Sento sempre discorsi su “noi” e “loro” (immigrati, gay, musulmani, vegani). Nel 2016, mi sarei aspettata finalmente di sentire parlare di “tutti”. Ma così non è. Eppure basterebbe poco, un minimo di empatia, per capire il prossimo e vivere insieme in modo civile, nonostante le differenze. Essere “diversi” non è affatto un male. Ci permette di imparare, di conoscere mondi nuovi, di ampliare i nostri orizzonti.

Non è una questione di “essere colonizzati”, come spesso ho sentito. Questa è una paura sciocca. Si può benissimo apprendere nuove culture, nuovi modi di vivere, nuove idee, pur rimanendo noi stessi. Si chiama cultura, non colonizzazione. È un po’ come un giardino: se avesse una sola varietà di fiori, sarebbe monotono. La vera bellezza sta nell’accostare forme, colori e profumi diversi, che si esaltano l’un l’altro, proprio grazie alle loro differenze.

  • Perché hai scelto come co-protagonisti i vampiri e non qualsiasi altro “non-umano”?

Quella del vampiro è una metafora, in realtà. Ho scelto questa figura perché somiglia a ciò che l’umanità è diventata. Chiusi tra quattro mura, con uno schermo (del pc o del cellulare) che ci fa da scudo contro il mondo. Ci nascondiamo dietro ad un nick name, ma aneliamo ad un contatto umano e vaghiamo tra i social network alla ricerca della nostra umanità perduta. Commentiamo post e video altrui senza un minimo di sensibilità o di educazione, vomitando la prima cattiveria che ci viene in mente (“tanto è solo internet”). Ma non è vero. Perché le parole feriscono sempre.

Non solo: questo comportamento ha creato una generazione priva di empatia, di cui ci pentiremo negli anni a venire. È l’empatia che ci rende esseri umani e, quando lo capiremo, temo che sarà troppo tardi.

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