Le spezie, che tanto ci ricordano le polveri magiche, si ottengono dalle radici, dai fiori, dalla frutta, dalla corteccia, dai semi e dalle foglie dei vegetali. Questo mondo così affascinante e misterioso, che ci rende stregoni dei piatti più disparati, trae origine da tempi lontani, da popoli antichi come Sumeri ed Egizi che ne fecero largo uso a scopo medico, ma anche culinario ed estetico.
Quelle che chiamiamo col termine generico di spezie possono essere parti diverse delle piante, come il bocciolo per i chiodi di garofano, le foglie per il coriandolo, il frutto per il pepe, il seme per il cumino e il coriandolo. Sarà per la loro storia millenaria che abbraccia tutti i continenti, sarà per l’aroma inconfondibile di ognuna (che influenza profondamente gli stati emotivi e la salute generale nell’individuo), in ogni caso le spezie sono pervase da un alone di mistero e fascino; dietro la storia di ognuna e perfino nella sua preparazione si nasconde qualcosa di curioso.
Il pepe nero, ad esempio, si prepara raccogliendo i frutti ancora immaturi. Curiosamente più sono immaturi e tanto più piccanti ne risultano l’odore e il sapore del prodotto finale. Nel medioevo la dote di una sposa doveva contenere almeno 10 sacchi di pepe. I chiodi di garofano, una delle spezie più diffuse, sono originari delle Isole Molucche e si ottengono dai boccioli dei fiori, essiccati al sole. Hanno ottime proprietà antisettiche e disinfettanti del cavo orale: in Cina i fortunati che potevano avvicinarsi all’Imperatore dovevano tenere un chiodo di garofano in bocca per non offenderlo facendogli sentire l’alito cattivo. Il curry, infine, non è una spezia, come talvolta si crede, ma una miscela di spezie. In India, il suo paese d’origine, il termine curry indica genericamente tutti i condimenti utilizzati per preparare verdure, pesce o carne, servite con riso o pane. A questi condimenti viene aggiunta una miscela di spezie fresche, tostate e macinate, unite ad olio, burro o yogurt, a formare una pasta che insaporisce tutto il piatto.