Energia pulita grazie alle batterie al rabarbaro, lowcost e biocompatibili per dire addio all’elettricità come l’abbiamo conosciuta finora.
Energia pulita grazie alle batterie al rabarbaro, lowcost e biocompatibili per dire addio all’elettricità come l’abbiamo conosciuta finora alla ricerca di una efficienza energetica sempre più sostenibile.
Stiamo parlando infatti di un nuovo dispositivo che permette di accumulare energia a basso costo e, soprattutto, in modo sostenibile e non impattante per l’ambiente.
Le batterie al rabarbaro sono il prodotto della collaborazione di un team di ricercatori dell’Università di Roma Tor Vergata e della Fondazione Bruno Kessler di Trento, che hanno sviluppato questa nuova tecnologia partendo da un’idea creata originariamente dall’Università di Harvard che da tempo sta lavorando nell’ottica di riuscire a produrre energia pulita.
I vantaggi delle batterie al rabarbaro.
Perché abbiamo parlato di energia pulita? Perché le batterie al rabarbaro offrono il vantaggio di superare le tante difficoltà legate alla possibilità di accumulare l’energia rinnovabile immagazzinata per poi riutilizzarla al momento opportuno, ma anche perché si eliminano tutti i problemi legati all’utilizzo di metalli tossici che, a livello di impatto ambientale, rappresentano un danno enorme.
“Uno dei problemi delle rinnovabili è la possibilità di accumularla”, ha raccontato la biologa Adele Vitale, del gruppo di sviluppo del prototipo di Green Energy Storage. “Non può essere prodotta costantemente, in caso di mancanza di vento o di sole, mentre in altri momenti invece se ne produce troppa. L’energia è accumulata in maniera reversibile in forma ridotta e ossidata che circola da serbatoi esterni al serbatoio principale della batteria. Nella batterie avvengono reazioni di riduzione e ossidazione da una parte e l’altra di una membrana convertendo l’energia elettrochimica in energia elettrica (o viceversa). In contrasto con le batterie a litio, le batterie a flusso hanno il grande vantaggio di poter aumentare la capacità di energia semplicemente aumentando la grandezza del serbatoio chimico”.
Questo avviene perché il prototipo della Green Energy Storage utilizza il chinone, una molecola prodotta dalle piante durante il processo di fotosintesi, e che può essere estratta facilmente dal rabarbaro in maniera assolutamente ecocompatibile e generando quindi energia pulita.
“Abbiamo concentrato i nostri sforzi nello sviluppo di un materiale metal-free utilizzabile per la componente negativa della cella della batteria a flusso – hanno proseguito poi i portavoce di Green Eenergy Storage -. Abbiamo studiato una classe di molecole, chiamate chinoni, che normalmente si trovano in piante ed animali e che possono subire rapide ossidazioni e riduzioni reversibili durante numerosi cicli senza degradarsi. Questa è una importante funzionalità che si vorrebbe da una batteria. Abbiamo modificato queste molecole in modo tale da aumentare la solubilità in acqua per poterla utilizzare nella batteria. Il materiale chiave che abbiamo usato non è tossico ed è simile a quello che costituisce il rabarbaro. Molti, infatti chiamano la nostra invenzione come la batteria al rabarbaro. Per la metà positiva della nostra batteria abbiamo utilizzato una nota architettura chimica basata sull’idrogeno bromuro”.
Per ora si tratta di un prototipo, ma le batterie al rabarbaro potrebbero entrare in commercio già nel 2017, garantendo nuovi scenari nell’utilizzo di energia pulita per la nostra società.
“Abbiamo raggiunto un accordo con Harvard di licenza esclusiva in Europa – ha spiegato infatti Emilio Sassone Corsi, consigliere di Green Energy Storage – e entro la metà del 2016 avremo batterie con potenza superiore al kilowatt. Puntiamo a entrare sul mercato nel 2017″.