I vegetariani chic del nuovo millennio sono uomini e donne guidati dall’etica e dal salutismo e non più, come in passato, dalle ideologie politiche.
«Lo chic non è mai integralista» osserva del resto il sociologo Enrico Finzi, direttore dell’Astra Demoskopea, istituto di ricerca che registra le nuove tendenze sociali del Paese. E cambia le abitudini alimentari (in un anno le vendite di verdura e di frutta sono aumentate, mediamente, del 15% in Italia e Germania e del 20% in Francia e Gran Bretagna), ma anche gli stili di vita di migliaia di persone
La colazione d’affari, per esempio, a Milano è politically correct se si prenota al Joia (il primo ristorante vegetariano che si fregia delle stelle Michelin), dove non è difficile pranzare a fianco di Veronica Lario, o dell’ex ministro della Sanità Umberto Veronesi.
E si adeguano al nuovo bon ton vegetariano anche le feste della moda (fragole e champagne a gogò per il party dello stilista Roberto Cavalli in onore di Madonna e Lenny Kravitz) e gli inviti dei salotti d’avanguardia. Come quello di Claudia Buccellati, dove la sofisticata e magrissima signora (che indossa solo abiti in fibre e colori naturali e si definisce vegetariana-soft) accoglie ministri e amici con menu eseguiti utilizzando esclusivamente i prodotti della sua azienda agricola: verdure, ma anche uova, formaggi e frutta. Compresi i mandarini cinesi di cui è ghiotta e che serve, saltati al burro chiarificato, come insolito contorno. Senza farsi mancare i vini di pregio, dai grandi Brunelli al Crystal d’annata, né le sontuose posate di famiglia (d’argento anche in cucina e nella casa di campagna) perché, per lei, «alimentarsi, in fondo, è un fatto di equilibrio estetico, oltre che salutistico».