L’iniziativa attuata a Prato è il risultato di due anni di lavoro da parte delle due figure istituzionali locali – entrambi grandi appassionati cinofili – che l’hanno fortemente voluta: prima si sono impegnati affinché fosse realizzato un Regolamento per la tutela degli animali approvato dal Consiglio e poi da qui hanno ottenuto la deliberazione della Asl guidata da Bruno Cravedi. Così, consapevoli dei benefici che apportano i cani, “l’ospedale – spiega l’assessore Mondanelli, come si apprende in articolo pubblicato sull’edizione di Firenze di repubblica.it – ha previsto una porta d’ingresso da cui entrano solo i cani accompagnati che abbiano ricevuto il via libera da parte del medico responsabile del reparto. Prima di fissare l’appuntamento con il degente si chiede il certificato di vaccinazione e si verifica che il carattere dell’animale sia pacifico. In più – continua ad aggiungere l’uomo – gli incontri avvengono in una camera allestita solo per questo scopo, dotata di letto e poltrona. Possono vedere il cane o il gatto esclusivamente i ricoverati che siano trasportabili o che possano camminare, quindi in fase post acuta”. Insomma, l’accesso a cani e gatti nel nosocomio di Prato è controllato da rigide regole, in modo da garantire sicurezza e non infastidire gli altri pazienti ricoverati. D’altra parte, se da un lato ci sono sempre più animalisti che richiedono l’ingresso dei propri adorati pet anche negli ospedali, dall’altra sono ancora parecchie persone che guardano a tal eventualità come qualcosa di impensabile. Eppure, “ferme restando le esigenze di sicurezza e igiene, gli effetti benefici della visita – sostiene Enrico Loretti, presidente dell’Ordine dei veterinari di Firenze – sono indiscutibili sul piano psicologico e fisico, perché la presenza del cane stimola il movimento.
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