La pubblicità ormai è parte integrante del nostro mondo: siamo sempre più connessi e, di conseguenza, siamo sempre più bersagliati da messaggi pubblicitari di ogni tipo.
Sono stati fatti moltissimi studi su come il linguaggio pubblicitario influenzi le nostre scelte e il nostro modo di pensare, ma va sottolineato che è vero anche il contrario. Con le nostre scelte di vita infatti possiamo influenzare il mondo della pubblicità.
D’estate le pubblicità delle birre vanno per la maggiore: fa caldo e non c’è niente di meglio di una birra fresca a volte per togliersi la sete. E’ normale quindi che in queste settimane siamo letteralmente bombardati da spot di birre di ogni tipo.
Una campagna pubblicitaria in particolare ci ha colpito perché, a nostro avviso, rivela scarsa attenzione al mondo vegetariano, e cioè ad una fetta di pubblico molto importante. In Italia infatti secondo l’Eurispes i vegetariani rappresentano il 10% della popolazione (stiamo parlando del secondo stato al mondo per numero di vegetariani dopo l’India!). Tra vegani e vegetariani infatti sono più di 7 milioni gli italiani che hanno detto no alla carne. Non bisogna dimenticare poi che questo numero è in realtà molto significativo dato che stiamo parlando di persone adulte, quindi consumatori diretti e che quando si tratta di fare acquisti scelgono sempre in maniera consapevole.
Ci ha stupito dunque vedere come uno spot della Birra Moretti (campagna peraltro realizzata dalla storica casa pubblicitaria Armando Testa) ignori completamente il mondo vegetariano: una delle sue ultime pubblicità infatti è un tripudio di carne e affettati (potete vedere lo spot direttamente su Youtube). E’ palese che uno spot del genere esclude automaticamente chiunque abbia fatto una scelta vegetariana, cosa che ad esempio non succede in un’altra pubblicità sempre della Moretti, quella della “spaghettata da Matilde” (anche questo spot è disponibile su Youtube).
Da un punto di vista del messaggio e del “risultato” la strategia più conveniente è sempre quella di non prendere posizione, lanciando un messaggio neutro che possa raggiungere una fascia di pubblico più ampia possibile. Per questo riteniamo che da un punto di vista puramente tecnico la pubblicità con gli affettati in bella vista sia un autogol per la storica birra italiana perché, di fatto, mette il prodotto in cattiva di luce presso una fascia importante di consumatori.
Parliamoci chiaro: dopo uno spot del genere voi la berreste una birra Moretti? Probabilmente no, eppure bastava mettere in tavola una pizza o una caprese fresca per comunicare alla grande sia con chi è vegetariano che con chi è onnivoro. Non si tratta di fare gli integralisti o di cercare il pelo nell’uovo, si tratta semplicemente di capire quale possa essere il modo migliore di veicolare un messaggio.
Insomma, a quanto pare il mondo vegetariano è ancora un illustre sconosciuto per i pubblicitari italiani (non parliamo di quello vegano poi!), anche se abbiamo notato una campagna pubblicitaria di un’altra birra che viene definita “la prima birra green a misura d’ambiente” (stiamo parlando della Birra Castello). Qualcosa inizia a muoversi dunque…
Adesso vi saluto, scusate ma con tutto questo caldo mi è venuta voglia di farmi una birra…