I tessuti vitaminici che derivano dagli scarti di arance

Ogni anno la lavorazione di arance destinata alla vendita diretta, insieme alla produzione a scopo alimentare e cosmetico realizza 700.000 tonnellate di scarti. Uno spreco che si aggiunge a un costante surplus di produzione agrumicola del 25%.

Per riciclare tutto questo materiale inutilizzato Adriana Santanocito ed Enrica Arena, due giovani catanesi trasferitesi a Milano hanno immaginato una strada inusuale. L’idea: un nuovo tessuto derivato dalla parte biodegradabile di sostanze biologiche vegetali, in questo caso proprio le arance.

È nato così Orange Fiber, un progetto di ricerca che è diventato presto una start up di successo. L’obiettivo è creare tessuti sostenibili dagli agrumi, diretti ad un mercato sempre più in cerca di innovazione e alta qualità. Il processo per elaborare il filato è stato testato con il Politecnico di Milano, la cellulosa viene estratta per essere filata senza abusare di materie prime nè intaccare prodotti alimentari.

Il tutto con un valore aggiunto: grazie alle nanotecnologie i tessuti creati rilasciano vitamine A, C ed E sulla pelle di chi li indossa, un arricchimento vitaminico naturale ad effetto cosmetico. Orange Fiber ha già iniziato a collezionare riconoscimenti, tra gli altri i premi Dall’idea all’impresa di Assolombarda, Changemakers for Expo 2015 e il Premio Gaetano Marzotto – Impresa del futuro.

 

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